M’impunto, m’invirgolo, mi doppio punto, mi punto e virgola. Scusate, sto divagando, dilungado, divulgando, divalungandando, fate voi, ho comprato troppe parole negli ultimi tempi e devo sprecarne un po’. M’arrendo, m’ammalo, m’addanno, m’arruolo, nessuna di queste parole mi descrive esattamente, probabilmente, scientificamente, indubbiamente. Poi arrivano le solite scuse, le solite muse, le solite intruse. Ho bevuto troppo per guidare, ho freddo, riscaldami, ho sonno portami a casa, lasciamoci e restiamo amici, restiamo amici e non prendiamoci.
Restiamo presi e amiamoci?
Usiamoci, divertiamoci, rilassiamoci, indossiamoci, releghiamoci, insaponiamoci, mischiamoci, ma non troppo che poi sporcarsi l’un l’altro ci renderebbe un po’ prevedibili, scoprirebbero che porto il tuo identico sorriso, con il tuo stesso rossetto. Ho i piedi storti, io sono storto, ho i denti storti, ho il naso storto, ho i capelli storti, ho il colore della pelle storto, ma se mi guardi da un’altra prospettiva è diverso, sembriamo paralleli.
Sei come tutti gli altri, sei come tutte le altre, siamo tutti uguali.
M’oppongo, mi ribello, m’indigno, è così difficile amare le parole? Loro non ti tradiscono mai, io ne conosco poco, ma mi diverto a metterle insieme una dopo l’altra, tu sai usare benissimo la punteggiatura, avremmo potuto scrivere la nuova divina commedia, avremmo potuto fare un bel complotto alle multinazionali del sapere, avremmo potuto fare tanti cruciverba, tu avresti messo le virgole ed io i punti.
Venticinque orizzontale, si usare per spezzare i cuori, virgola.
Sono forte, sono debole, sono medio, l’acqua frizzante fa gonfiare, la coca cola fa male, la birra fa sudare, il vino è per alcolizzati, io non bevo più, ho smesso giuro, mi concedo solamente il lusso di scrivere, il lusso di dire la mia, la tua, la nostra, la vostra e quella del mio primo amore come la lettera rimasta nei miei pantaloni e divorata dalla lavatrice. La lavatrice ti può salvare la vita. Bisognava osare un po’ di più per sentirsi dei veri uomini, fare gli stronzi al bar, scommettere sulle partite, dirti “ciao” solo i giorni dispari.
Suvvia, cambia atteggiamento, cambia mento, cambia lento, cambia a stento.
Mi sento un po’ vuoto, sono fatto male, sono stato male, mi hanno fatto male, ma poco. Non importa.
Sapevi usare benissimo la punteggiatura, sapevi scrivere e non lo sapevi, sapevi ridere e non lo sapevi.
Hai i capelli lisci, le rughe sul naso un po’ sulla fronte, una specie di puntina sul labbro, la pelle liscia (come i capelli), e le orecchie scusami non te le ho viste più di tanto, saranno piccole pure loro.
Ma alla fine, a me di tutta questa estate piena di serate, feste, discoteche, urla, schiamazzi, mare, montagne, spread, btp, guerre, bombe, birre annacquate, prove, concerti, musica, shottini e chi ha più ne metta cosa mi rimane?
La tua mano.
E una cuffia di plastica.